Storie di finti banditi, di finti eroi, di donne fatali e leggerissimi veli di lenzuola e di letto inventate nell’aria tersa della sera di fine estate, sempre la stessa regola, non sia mai che qualcuno metta in dubbio niente, vero?
Talvolta il racconto è troppo fuori dagli schemi logici, troppo irreale, allora le spalle si incurvano fingendo il gesto di chi vuole meglio accomodarsi sulla sedia del piccolo bar.
Tanto ne sono testimoni solo Tizio, Caio e Sempronio, purtroppo Tizio è morto, Caio è al tavolo tra gli avventori e Sempronio è ancora lì in quel lontano e immaginario paese dove Mimmo lo ha collocato e da dove non è poi più tornato a casa ………………., Caio, che è lì seduto al tavolo guarda Mimmo, che ne cerca insistentemente l’approvazione, con una strana espressione inebetita sul viso, che non sai decifrare se dovuta all’alcool o allo stupore di essere diventato suo malgrado testimone di una vicenda sino ad allora sconosciuta o raccontata tante di quelle volte da essere assorta a reale, annuisce perciò, con poca convinzione, ma senza mai interrompere, un romanzo tanto bello per chi lo racconta e maggiormente per chi lo ascolta.

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