Scrivere idee nuove

Categoria: RACCONTI

Francobolli da 500 lire

Ti scrivo per raccontarti del maldestro incantesimo perpetrato anni or sono da due apprendiste streghe sulla cima del Vesuvio. Il loro nome mi è stato confidato da un vecchio postino che raccoglieva francobolli da 500 lire. Un pentolone grosso e fumante, occhio, malocchio, corno e bicorno, aglio, fravaglio, prezzemolo e finocchio, con l’aggiunta di qualche ortica e uova di lombrico e d’un tratto, un principe si tramutò in un rospo gracchiante. Il rospo poverino, rimasto tutto solo, non seppe darsi pace, cominciò a saltellare di qua e di là e di lui se ne persero completamente tracce.

Ma il bello è, che queste due apprendiste streghe, non erano poi tanto esperte in arti di magia, così l’incantesimo pur celava un antidoto segreto, che questo povero vecchio seppe raccontarmi: sarebbero passati più di trecento anni, tanti ce ne sarebbero voluti perché tutte le parole si fossero sposate col giusto francobollo e così, affrancate, avrebbero preso finalmente il volo.

Quando quel giorno verrà, si disegnerà nel cielo un arcobaleno di tanti piccoli pezzi di carta colorati, che si andranno a posare sulla collina, dove quel povero rospo, rimasto solo a gracchiare per tutto il tempo, li rileggerà ad uno ad uno.

Quando avrà terminato il suo compito cercherà altri francobolli, ma di nuova fattura stavolta, con cui spedire le parole rimaste senza busta: la sua amata le riceverà e gli restituirà le sue, egli tornerà principe, lei principessa e vivranno tutti felici e contenti. Non rispondermi, ti prego, è solo una fiaba che mi ha raccontato un vecchio uomo per strada. Si racconta ai bambini la sera e poi ci si addormenta.

Storie da bar

Storie di finti banditi, di finti eroi, di donne fatali e leggerissimi veli di lenzuola e di letto inventate nell’aria tersa della sera di fine estate, sempre la stessa regola, non sia mai che qualcuno metta in dubbio niente, vero?
Talvolta il racconto è troppo fuori dagli schemi logici, troppo irreale, allora le spalle si incurvano fingendo il gesto di chi vuole meglio accomodarsi sulla sedia del piccolo bar.
Tanto ne sono testimoni solo Tizio, Caio e Sempronio, purtroppo Tizio è morto, Caio è al tavolo tra gli avventori e Sempronio è ancora lì in quel lontano e immaginario paese dove Mimmo lo ha collocato e da dove non è poi più tornato a casa ………………., Caio, che è lì seduto al tavolo guarda Mimmo, che ne cerca insistentemente l’approvazione, con una strana espressione inebetita sul viso, che non sai decifrare se dovuta all’alcool o allo stupore di essere diventato suo malgrado testimone di una vicenda sino ad allora sconosciuta o raccontata tante di quelle volte da essere assorta a reale, annuisce perciò, con poca convinzione, ma senza mai interrompere, un romanzo tanto bello per chi lo racconta e maggiormente per chi lo ascolta.

Un rametto spezzato

E’ sera, la macchina mi blocca lungo la litoranea e mi incammino sulla spiaggia, il tempo di fumare una sigaretta penso e poi cercare qualcuno.

E’ una bella sera di tramontana, il mare è una tavola verde azzurra, ne sento dolce la carezza dell’onda del bagnasciuga.

Scorgo un rametto spezzato sporco di vernice rossa.

Mi diverto a disegnare sulla sabbia le figure di cartone che affollano la mente, la sigaretta è finita.

Il mare lo guardo, si è vestito di rosso, mi inginocchio, senza sporcarmi e raccolgo sabbia per costruire un castello, sporco i vestiti che indosso e il mio castello prende forma, ma senza volerlo ci rinchiudo l’amore che ho dato e quello che ho ricevuto, una folata di vento fa cascare la torre e il castello si adagia, i miei pensieri ora liberi volano laggiù dove vedo la schiuma della dolce sirenetta che affollava la mie mente bambina.

Tolgo le scarpe e coi piedi nudi distruggo quanto rimasto, cammino sulla spiaggia e col rametto disegno percorsi diversi, mi sdraio vestito, sento freddo, è fresca la sera, chiudo gli occhi e la mia dolce sirena torna a baciare ancora il mio viso e a giocare, è tanto tempo ormai che attende che torni il suo amato. La lascio fare……

Fa freddo, i vestiti umidi, devo essermi addormentato, ma è giorno.

Cerco le scarpe lasciate chissà dove, mi assale il dubbio di aver perso le chiavi ……….ma erano lì dove le avevo lasciate, appese al cruscotto dell’auto.

A broken sprig

It ‘s evening, the car blocks me along the coast and I walk on the beach, time to smoke a cigarette think and then look for someone.

It ‘a beautiful evening of tramontana, the sea is a blue green table, I feel sweet the caress of the wave of the shore.

I glimpse a small branch of dirt stained with red paint.

I enjoy drawing on the sand cardboard figures that crowd the mind, the cigarette is over.

The sea I look at him, he is dressed in red, I kneel, without getting dirty and collect sand to build a castle, dirty clothes I wear and my castle takes shape, but without wanting I lock the love I gave and what I received, a gust of wind makes the tower fall and the castle lies down, my thoughts now free fly down there where I see the foam of the sweet little mermaid that crowded my child mind.

I take off my shoes and with my bare feet I destroy what is left, I walk on the beach and with the twig design different paths, I lie down dressed, I feel cold, it’s cool in the evening, I close my eyes and my sweet mermaid returns to kiss my face again and play , it is a long time now that he waits for his beloved to come back. I let you do ……

It’s cold, wet clothes, I must have fallen asleep, but it’s day.

I’m looking for shoes left who knows where, I doubt the doubt of having lost the keys ………. Were there where I had left them, hung on the dashboard of the car.

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