Scrivere idee nuove

Mese: Settembre 2015

Storie da bar

Storie di finti banditi, di finti eroi, di donne fatali e leggerissimi veli di lenzuola e di letto inventate nell’aria tersa della sera di fine estate, sempre la stessa regola, non sia mai che qualcuno metta in dubbio niente, vero?
Talvolta il racconto è troppo fuori dagli schemi logici, troppo irreale, allora le spalle si incurvano fingendo il gesto di chi vuole meglio accomodarsi sulla sedia del piccolo bar.
Tanto ne sono testimoni solo Tizio, Caio e Sempronio, purtroppo Tizio è morto, Caio è al tavolo tra gli avventori e Sempronio è ancora lì in quel lontano e immaginario paese dove Mimmo lo ha collocato e da dove non è poi più tornato a casa ………………., Caio, che è lì seduto al tavolo guarda Mimmo, che ne cerca insistentemente l’approvazione, con una strana espressione inebetita sul viso, che non sai decifrare se dovuta all’alcool o allo stupore di essere diventato suo malgrado testimone di una vicenda sino ad allora sconosciuta o raccontata tante di quelle volte da essere assorta a reale, annuisce perciò, con poca convinzione, ma senza mai interrompere, un romanzo tanto bello per chi lo racconta e maggiormente per chi lo ascolta.

L’Ultimo

Tu, dico a te
chi sei?
Sono un uomo
E dove stai andando?
Non lo so, lontano credo,
vieni con me?
Volentieri,
sarà lieto il cammino
Voi, dico a voi, chi siete?
Siamo uomini
E dove andate?
Lontano,
vuoi venire con noi?
Con piacere,
sarà più corta la via
Ehi tu, chi sei?
Sono l’Ultimo,
nulla ho lasciato
Dove state andando?
Noi restiamo qui
con te
sotto le stelle.

The last one
You, I say to you
who are you?
I’m a man
And where are you going?
I do not know, far away I think,
come with me?
gladly,
the path will be happy

You, I say to you, who are you?
We are men
And where are you going?
Far,
you want to come with us?
With pleasure,
the way will be shorter

Hey you, who are you?
I’m the last one,
I left nothing
Where are you going?
We stay here
with you
under the stars.

Perdonami Uomo

Perdonami uomo,

perdonami donna,

perdonami bambina,

perdonami bambino.

Perdonatemi, vi prego

Avete viaggiato percorrendo distanze oltre a quelle che potevate misurare all’orizzonte dei vostri occhi, venite da lontano, venite da vicino, poco importa, venite solo perché da “oltre una sbarra di ferro”, vi siete imbarcati nelle zattere dei mercenari al soldo dei governi, vi siete stipati fino a morirne asfissiati, all’interno di una stiva, nei containers, nei camions guidati da chi era stato pagato

un soldo.

Fuori era tutto silenzio.

Avete accettato l’umiliazione dei nostri recinti, delle nostre pulizie corporali, dei nostri controlli sanitari pur di passare oltre una linea.

Perdonami uomo, perché delle vostre vite abbiamo tirato le somme, le sottrazioni, discusso il destino, tuttora le annotiamo sulla nostra

carta sporca

e a voi, che dovete ancora partire, non vi abbiamo interpellato.

Perdonami uomo se non combatto con forza

contro chi sulle vostre vite costruisce un senso, forse l’unico, da dare alla propria.

Perdonami uomo se non combatto con forza

contro chi sulle vostre vite costruisce il proprio fallimento, ingannando se stesso.

Perdonami uomo, se la pietà delle mie parole non basta.

Perdonami Tu figlio dell’Uomo, se ogni giorno ancora edifico la tua croce.

Forgive me man,

forgive me, woman,

forgive me baby,

forgive me baby.

Please forgive me

You traveled along distances beyond those you could measure on the horizon of your eyes, come from afar, come up close, it does not matter, come only because from “beyond an iron bar”, you boarded the rafts of mercenaries in the pay of Governments, you’ve crammed them to death asphyxiated, inside a hold, in containers, in trucks led by those who had been paid

a penny.

All was silent outside.

You have accepted the humiliation of our pens, our body cleanings, our health checks to pass over a line.

Forgive me man, because of your lives we have drawn the sums, the subtractions, discussed the destiny, we still note them on our

dirty paper

and to you, who are yet to leave, we have not asked you.

Forgive me man if I do not fight hard

against those who build on your lives a sense, perhaps the only one, to give to their own.

Forgive me man if I do not fight hard

against who on your lives builds his own failure, deceiving himself.

Forgive me man, if the piety of my words is not enough.

Forgive me You son of Man, if every day I still build your cross

Periferia

Cammino nel cimitero degli uomini

vie industriali

sotto un sole malato

Rifiuti gettati

sotto un muro di fabbrica

odorano di erba bruciata.

Perifery

Way in the men’s cemetery

industrial ways

under a sick sun

Thrown waste

under a factory wall

they smell of burnt grass

Un rametto spezzato

E’ sera, la macchina mi blocca lungo la litoranea e mi incammino sulla spiaggia, il tempo di fumare una sigaretta penso e poi cercare qualcuno.

E’ una bella sera di tramontana, il mare è una tavola verde azzurra, ne sento dolce la carezza dell’onda del bagnasciuga.

Scorgo un rametto spezzato sporco di vernice rossa.

Mi diverto a disegnare sulla sabbia le figure di cartone che affollano la mente, la sigaretta è finita.

Il mare lo guardo, si è vestito di rosso, mi inginocchio, senza sporcarmi e raccolgo sabbia per costruire un castello, sporco i vestiti che indosso e il mio castello prende forma, ma senza volerlo ci rinchiudo l’amore che ho dato e quello che ho ricevuto, una folata di vento fa cascare la torre e il castello si adagia, i miei pensieri ora liberi volano laggiù dove vedo la schiuma della dolce sirenetta che affollava la mie mente bambina.

Tolgo le scarpe e coi piedi nudi distruggo quanto rimasto, cammino sulla spiaggia e col rametto disegno percorsi diversi, mi sdraio vestito, sento freddo, è fresca la sera, chiudo gli occhi e la mia dolce sirena torna a baciare ancora il mio viso e a giocare, è tanto tempo ormai che attende che torni il suo amato. La lascio fare……

Fa freddo, i vestiti umidi, devo essermi addormentato, ma è giorno.

Cerco le scarpe lasciate chissà dove, mi assale il dubbio di aver perso le chiavi ……….ma erano lì dove le avevo lasciate, appese al cruscotto dell’auto.

A broken sprig

It ‘s evening, the car blocks me along the coast and I walk on the beach, time to smoke a cigarette think and then look for someone.

It ‘a beautiful evening of tramontana, the sea is a blue green table, I feel sweet the caress of the wave of the shore.

I glimpse a small branch of dirt stained with red paint.

I enjoy drawing on the sand cardboard figures that crowd the mind, the cigarette is over.

The sea I look at him, he is dressed in red, I kneel, without getting dirty and collect sand to build a castle, dirty clothes I wear and my castle takes shape, but without wanting I lock the love I gave and what I received, a gust of wind makes the tower fall and the castle lies down, my thoughts now free fly down there where I see the foam of the sweet little mermaid that crowded my child mind.

I take off my shoes and with my bare feet I destroy what is left, I walk on the beach and with the twig design different paths, I lie down dressed, I feel cold, it’s cool in the evening, I close my eyes and my sweet mermaid returns to kiss my face again and play , it is a long time now that he waits for his beloved to come back. I let you do ……

It’s cold, wet clothes, I must have fallen asleep, but it’s day.

I’m looking for shoes left who knows where, I doubt the doubt of having lost the keys ………. Were there where I had left them, hung on the dashboard of the car.

Perché, papà ?

Ho ritenuto di approvare e quindi pubblicare il commento precedente, pur non potendone testare personalmente la veridicità dell’identità dichiarata dal mittente, ma poco importa, non mi interessa.

Ho registrato da pochi giorni questo sito, improvvisandomi utilizzatore di una tecnologia di cui sono poco avvezzo, dove è nelle mie intenzioni pubblicare idee, pensieri, spero propositivi per chi mi legge.

Non mi interessa “discutere” di politica, lo fanno già in tanti e con tanto rumore.

Oggi più che mai, agevolati certo da un sistema di scambio internazionale, siamo spettatori senza idee del baratto commerciale (prerogativa sostanzialmente umana) di ogni bene sia esso materiale, umano o intellettuale.

Questo non credo personalmente rappresenterebbe certo un problema, non creerebbe disuguaglianza in un sistema liberale. se quale merce di scambio fosse possibile barattare indifferentemente quesiti (domande) e risposte (offerte), ma così non è.

La risposta, l’offerta, il bene che si materializza ha un valore di vendita, il quesito, la domanda, “il perché”, il dubbio è invece un progetto di investimento, senza un valore di mercato immediatamente esigibile.

I figli di oggi smettono di chiedere “perché papà” ad una età molto precoce, diventano subito consumatori, consumatori di certezze preconfezionate, di bisogni artificiosi, che assumono forma e consistenza nella rappresentazione mediatica e virtuale collettiva.

Che differenza corre del resto, tra la rappresentazione e la realtà, quando lo strumento per comunicare il virtuale ed il bisogno collettivo da vendere è talmente avanzato ed affinato. L’uomo ha messo piede sulla luna, era una idea e l’ha realizzata, lo spettatore annoiato che viaggia su Marte con la fantasia del regista lo ha già forse superato, non importa come.

Così vale per tutto, anche per la politica, della quale tanto si chiacchera vanamente e vanitosamente, la massa recepisce lo standard dei contenuti, la forma, quel “chiavi in mano” di domanda e risposta confezionata, pensando di poter delegare ad altri i “perché”. La politica dovrebbe essere invece una offerta, quella ritenuta più votata e confacente ad una domanda, ad un progetto già condiviso.

L’uomo credo debba fare maggiore attenzione oggi e sembra strano dirlo, al fatto che per migliorare la qualità di vita dei molti, ogni individuo, ogni associazione, ogni comunione, debba compiere uno sforzo prima di progetto, costruire un quesito e non avere fretta di darsi risposte, o ancor peggio, rinunciare da subito, per acquistare il “chiavi in mano della domanda+risposta” già offerto a “poco” prezzo sul mercato, probabilmente la stessa domanda dovrà essere revisionata più volte, come Aladino, che di fronte alla lanterna magica, immagino, abbia dovuto pensare e ripensare più volte al desiderio, al bisogno da pronunciare, immaginate se il mago, senza che Aladino dovesse strofinare la lampada, ne fosse uscito esaudendo desideri di proprio arbitrio.

Solo così facendo, l’uomo potrà forse assecondare con coscienza ai propri bisogni, perché quei bisogni, quelle aspirazioni , quelle idee saranno allora la risposta a domande di cui si è veramente reso artefice e costruttore intellettuale.

Il potere dell’alta finanza, intendendolo come il potere economico detenuto da pochi col quale investe nel progettare bisogni collettivi per venderne infine i prodotti sul mercato, in tale logica, capite bene, ne sarebbe depauperata dell’essenziale, cioè del progetto e senza progetto di realizzazione, la vendita, il rientro economico dell’investimento non avviene, l’attivo economico di queste belle società, delle holding, dei fondi di investimento disseminati per il mondo, passa dalla voce crediti alla voce debiti, quale sia sia il conto corrente sul quale sono depositate le somme.

Poco importa , visto che a farne le spese sarebbero quei pochi che oggi con ingordigia ci vendono, senza remora alcuna. ogni veleno, quegli stessi che ogni giorno costruiscono a tavolino quelli che debbono essere i nostri sogni e le nostre aspirazioni.

Non mi interessa particolarmente ricevere commenti politici all’articolo che ho pubblicato per il semplice fatto che non ho posto domande politiche, ho fatto semplicemente, nel precedente, una constatazione un tantino colorata e forse ironica dello stato dell’arte, per come la vedo io, forse per come spero la vadano in tanti, del contesto sociale che vivo e dove necessariamente debbo dare spazio e tempo alle mie domande, anche possibilmente da ragionare e costruire insieme a qualche lettore più attento.

E’ l’unico punto di partenza, credo, per investire sul futuro, non tanto più il nostro, almeno parlo per me che a 45 anni, a differenza del ben pensar comune, umanamente ritengo di aver già vissuto le emozioni essenziali, quelle che contano, quanto per comunicare una possibilità mentale diversa ai nostri figli che, oggi, soldatini passivi dell’usa e getta, sento di voler proteggere dal delirio del nulla.

Il delirio del nulla

In nome della Constatazione della Repubblica italiota

Art. 1

L’Italia è una oligarchia, che twitta, fondata sul profitterolo.

La sovranità appartiene all’alta finanza, che la esercita con più ampia formula.

La finanza, il cui fondamento di diritto è internazionale, non ha dovere di rappresentanza, si fa i ca….cci suoi, avrà rappresentanza giusto se vuole, ma proprio se non può farne a meno, presso gli istituti di credito, possibilmente senza tracciatura, né pollicino e non deve iscriversi su facebook per avere gli amici.

Art. 2

La community “amici dello Stato” riconosce e garantisce i diritti inviolabili di retribuzione dei moderatori del forum e richiede l’adempimento ad ogni utente registrato dei doveri inderogabili di gabella per il mantenimento e vitalizio dei ministeri, della cerchia di amici, per i diritti pubblicitari, per i “mi piace”, per l’accesso all’economia, ai buoni pasto dello stato e dei pubblici servizi igienici, gabelle in tal caso che verranno elargite mediante ogni forma e all’uopo, anche con paypal o con mancia all’uscita.

Art. 3

È compito della community rimuovere ogni possibile ostacolo, che, minacciando di fatto libero arbitrio alla spartizione dei “mi piace“, impediscano la tranquillità, la serenità e la domenica sportiva, permettendo indebitamente e in maniera disattesa il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Tale compito potrà essere esercitato con libertà di utilizzo di sistemi di distrazione e intrattenimento di massa, di ogni tipo, anche su dispositivi mobili, alcun limite viene imposto in tal senso dalla Costituzione affinché qualsiasi moto o pensiero o sms che abbia logica venga sopito sul nascere, contemplando in tal modo la moderna tesi politica, sociale  ed economica atta ad evitare disturbo della quiete pubblica in orario di papagna.

Art. 4

La community “amici dello Stato” riconosce a tutti gli addetti ai pubblici servizi igienici il diritto allo stipendio, facoltativamente, se vogliono, anche al lavoro e l’iscrizione ai social network di gradimento, nel numero utile a coprire i  “mi piace” per le adesioni e le nuove iscrizioni ai gruppi di acquisto on line.

Amen

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